S1 - Un'avventura epica
fonte www.s1trail.com
"Dopo 70-80 km il corpo è completamente esausto, svuotato e l'energia per andare avanti viene dalla forza mentale e da quella spirituale. È una lotta non contro gli altri ma tra la mente che spinge a continuare e il corpo che vorrebbe arrendersi. Non sarai mai un forte ultramaratoneta se hai avuto una vita facile. In quei momenti l'uomo compie qualcosa di eroico e si innalza al di là dei propri limiti"
6 gennaio 2024 ore 5.00 del mattino. Sono sulla linea di partenza di una piazzetta buia del comune di Sgonico in provincia di Trieste, con me altri 79 partecipanti alla 82km, l'ultratrail che attraverserà il carso Italo-Sloveno. Le sole luci accese sono le nostre frontali che illuminano la notte. Ho un fremito di adrenalina, non ho la più pallida idea di cosa dovrò fare, del percorso che dovrò affrontare, un misto di pensieri mi attanagliano la testa, vedo atleti super accessoriati, super preparati, parlano di LUT e di UTMB gare di alto livello, io al massimo ho corso gare nel mio Molise! Il via viene annunciato da uno speaker esuberante, petto nudo sotto la pioggia con un gonnellino scozzese e in mano fuochi d'artificio, sotto la pioggia si, la gara sarà sotto l'acqua....
La prima parte della S1 Trail si svolge lungo il confine tra Italia e Slovenia, in un contesto continentale dell'altopiano carsico. La lunga coda di runner illumina il bosco e il sentiero già ricoperto di fango e reso molto scivoloso per via della pioggia. Passaggi tecnici su creste di rocce appuntite e discese lungo sentieri che facilitano la caduta, devo aggrapparmi varie volte a tronchi e rami di alberi. C'è qualche passaggio su sentieri forestali, la carrabile diventa percorribile e intanto il sole fa capolino nel cielo grigio del mattino. Cartelli stradali indicano il Confine di Stato, svalicherò più volte in terra Slovena, qui dove non molto tempo fa era territorio della Ex Jugoslavia e sicuramente avrei trovato filo spinato e soldati armati a guardia del territorio.
Fortuna nostra a guardia della frontiera ci sono solo mucche che tranquille brucano l'erba del pascolo. Per lunghi chilometri mi ritrovo da solo ad attraversare boschi di querce, lecci e pini marittimi, ancora brevi tratti di pascolo, steppa carsica mossa dal vento, doline e pietraie riarse dalla bora. Ritroverò qualche concorrente al primo ristoro e subito dopo sulla prima vetta da scalare, Basovizza nella Riserva naturale della Val Rosandra (Dolina Glinščice) e sulla cima del Cippo Comici. Il paesaggio carsico regala scorci magnifici di una straordinaria bellezza naturalistica e selvaggia, il salto della cascata che confluisce nell'omonimo torrente Rosandra, rupi, ghiaioni e pareti a strapiombo, grotte che hanno reso conosciuto il posto anche per le Foibe.
Nella pressi della frazione di Hervati percorrerò l'ex ferrovia costruita nel 1841 dall'Impero Austro-Ungarico che collegava Vienna con Venezia, Trieste e l'Istria attraverso Lubiana. La scalata sulla cima del Cippo Comici è massacrante, rocce a ghiaioni rendono a tratti il percorso instabile, le scale che portano alla chiesa di Santa Maria in Siariis, ogni tanto scorgo il percorso attraversato, cerco di immortalare quei momenti nella mia memoria, perché di lì a poco la salita sta per finire e inizierà la lunga discesa attraverso i boschi delle trincee della Prima Guerra Mondiale. Sono bagnato fradicio fin sotto le mutande, la non esperienza mi ha penalizzato e al ristoro del 41° il cambio dei panni asciutti comporterà anche il trasporto dei panni logori e zuppi d'acqua. A Bagnoli, Boljunec in sloveno, mangio una zuppa calda e bevo thè per riscaldarmi, scambio qualche breve chiacchiera e riparto di nuovo sotto la pioggia. Ancora bosco, sento l'aria del mare. Sono in territorio di Contovello e Prosecco piccole frazioni nel comune di Trieste. Ultimo lembo dell'Altopiano carsico che poi frana verso il mare con terrazzamenti di coltivazione a vite e una vista spettacolare che abbraccia tutto il golfo.
Altre salite, altre discese, vedo i primi resti di ammassi di rocce, vecchi muri che mi riportano a memoria degli studi scolastici, sono in territorio di guerra. Nel Parco 40 percorso della Grande Guerra affiorano le trincee, camminamenti e ripari usati dai giovani soldati. Le guardo, le contemplo, cerco di immaginare cosa è stato, ragazzi ventenni sbattuti in guerra a combattere per la conquista di territori. C'è fango, tanto fango che mi inzuppa le scarpe, sento l'acqua viscida sfiorarmi la pelle, sento le voci e i fischi di qualche anima intrappolata in questo posto, ho le allucinazioni dei tanti chilometri percorsi, inizia a far di nuovo buio, monto sulla testa la lampada e percorro in silenzio le trincee più alte di me. Sotto di me il Castello di Miramare e il golfo di Trieste, ormai sono alla fine, anche se resta da percorrere un tratto molto impervio e roccioso. Sono con altri 3 corridori, non ne potevo più della solitudine. Inizia a sferzare il vento di bora, freddo e pungente e con i panni bagnati non è una bella sensazione. Sbuchiamo sulla statale chiusa al traffico, due volontari ci indicano la strada verso l'arrivo, poi la deviazione sulla spiaggia di Sistiana, spiaggia non di sabbia ma di ciottoli che di nuovo mettono a dura prova i miei piedi ormai distrutti dalla fatica. In lontananza sento la voce dello speaker, annuncia il mio nome sulla passerella di arrivo, ce l'ho fatta e dopo 13 ore e venti minuti posso dire che la Corsa della Bora è stata conquistata!!
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