Ultrabericus
Aspetto il countdown nella Piazza dei Signori di Vicenza, l'ombra delle colonne della Basilica Palladiana che si stagliano riflesse sul bagnato della pavimentazione, giornata bagnata, giornata fortunata? Speaker e musica di sottofondo, il corteo dei 2000 atleti sfilerà per il centro storico berico fimo a Campo Marzio e quindi in salita alla volta del Monte Berico per gli storici portici che salgono al Santuario.
Aspetto ansioso appoggiato ad una transenna, la pioggia a tratti si fa intensa, poi smette solo per illuderti, ma sai già dall'inizio che ti porterai il bagnato fino al traguardo. Sparo, la folla si riversa in strada, colori di divise da trail colorano il lungo corteo, applausi delle genti, incoraggiamenti. Si fiancheggia Piazzale della Vittoria per fa girare le gambe nella discesa che taglia per il parco di Villa Badin. Lungo la strada vedo volontari alpini, poi via nel primo bosco, il fango reso melmoso per il calpestio inzuppa le mie scarpe, sento già il bagnato all'interno.
Si prosegue per Cogna entrando in territorio di Arcugnano per la valle dei Vicari. La dorsale di Perarolo, San Gottardo e Pederiva conduce all'altipiano di Pozzolo fino agli affascinanti costoni rocciosi che incorniciano l'Eremo di San Donato di Villaga. Che meraviglia geologica, mi fermo ad ammirare questo splendido monumento naturale, scavato anche al suo interno da qualcuno dove ne ha ricavato un riparo nel tempo, tracce di fuochi sulle pareti, appiccati forse per scaldare chissà quale ominide primitivo, la roccia che dal basso sembra una grande onda che si riversa verso l'esterno, come travolgerti. Faccio foto, raccolgo un sasso per ricordo di quel tipo di roccia. Prima di girare l'angolo dò un ultimo sguardo indietro, ringrazio per quell'emozione suscitata e proseguo per la mia strada.
Continuo sul lato est dei Berici transitando per Barbarano, Mossano, Nanto, tra ristori e chiacchierate con i volontarie i partecipanti, poi Villabalzana, Pianezze e Torri di Arcugnano, ultimo punto di ristoro. Attraverso vigneti nella nebbia, è come correre in un dipinto fiammingo, il fango continua ad entrare nelle scarpe, cadute su cadute a tratti rendono la corsa impraticabile, si scivola ed è impossibile stare in piedi. Chiudere la gara in 8 ore come mi ero prefissato è diventata un'illusione.
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